Dermatillomania

Stuzzicarsi, toccarsi, strofinarsi, tormentarsi, graffiarsi, grattarsi o comunque incidersi la pelle del viso o del corpo: è questa la Dermatillomania, non una patologia della pelle ma un disturbo psicologico gravemente invalidante perché conduce all’isolamento, conseguente alla vergogna provata dal mostrare il proprio corpo. Con il pretesto di voler correggere imperfezioni cutanee reali o immaginarie presenti sulla pelle (es. pellicine, punti neri, nei, brufoli, ecc. ) il dermatillomane produce sul suo corpo ferite ed escoriazioni di cui a sua volta si vergogna di mostrare. Da qui il circolo vizioso del senso di colpa che conduce dall’imbarazzo e dalla vergogna, all’autoemarginazione e all’isolamento.

La dermatillomania è appunto una mania – prevalentemente femminile – che si ritorce soprattutto sul viso, ma anche su cuoio capelluto, labbra, braccia, petto, spalle e mani su cui si producono escoriazioni di ogni genere, provocate con le unghie o con i denti, senza trascurare arnesi quali pinzette o aghi.

I contesti ambientali in cui si esercita la dermatillomania sono il bagno e la camera da letto, non a caso i luoghi in cui normalmente sono collocati degli specchi. Di norma infatti la dermatillomania esplode quando si è soli, in preda ad emozioni spiacevoli (ansia, noia, tristezza) o mentre si legge, si guarda la televisione, o si parla al telefono.

Solitamente chi soffre di dermatillomania cerca di camuffare il danno causato alla pelle usando il trucco o indossando abiti che coprano le ferite: a parte l’evidente natura “patetica” dell’espediente, un tale comportamento non può che peggiorare la situazione infettando le lesioni.

Dato che pizzicarsi la pelle è da considerarsi una risposta appresa condizionata (cioè un tic) ad una specifica situazione, la cura è una terapia cognitivo comportamentale con l’obiettivo di cambiare il comportamento ed impedire di procurarsi ulteriori lesioni cutanee. In effetti il trattamento dovrebbe andare a modificare le proprie credenze perfezionistiche ed il modo di reagire ad esperienze di frustrazione e noia.

Un trattamento è senz’altro la Mindfulness: in ambito psicologico, significa “consapevolezza” dei propri pensieri, azioni e motivazioni, in una parola del proprio comportamento. Buddismo,  Zen e Yoga sono alla base del Mindfulness, una modalità di prestare attenzione, qui ed ora, al fine di risolvere (o prevenire) la sofferenza interiore e raggiungere l’accettazione di sé attraverso una profonda riflessione sulla propria esperienza. Non c’è dubbio infatti che questi soggetti hanno un’idea di perfezione così severa da non sopportare la normale condizione di imperfezione nella quale viviamo tutti.

Automonitoraggio e metacognizione ci evitano pensieri negativi e malesseri derivanti da emozioni di cui siamo facili prede, quali ansia e noia, facendoci scoprire che possiamo diventare i migliori alleati di noi stessi, laddove prima ci consideravamo i peggiori nemici di noi stessi: inflessibili giudici causa di frustrazione prima e di depressione poi.

In questi casi il dermatologo può curare la pelle per evitare segni permanenti derivanti ad esempio dalle croste ematiche, curare le cicatrici, ma anche indirizzare ad uno specialista che guidi verso una soluzione  del disturbo che è di derivazione psicologica.

Se conoscete un po’ di Inglese, qui trovate un test per capire a quale livello di dermatillomania siete arrivati: Dermatillomania / Skin Picking Disorder Test

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